Negli ultimi anni, il
problema della diffusione a livello mondiale dei casi di melanoma ha assunto
dimensioni tali da indurre numerosi
Ministeri della salute a pubblicare delle vere e proprie linee nazionali guida
cui nell’obiettivo di fornire un utile strumento al quale attenersi per la
prevenzione e la terapia di questa serissima patologia, sempre più insidiosa.
In Italia, sono fresche di
pubblicazione le “Linee guida nazionali sulla diagnosi e terapia del melanoma
cutaneo”, una sorta di autorevole vademecum che, elaborato da un pool di
luminari di più discipline mediche coordinati dall’Agrenzia per i Servizi
Nazionali (AGENAS) in collaborazione con gli Istituti Regina Elena e San
Gallicano di Roma, indica raccomandazioni e indirizzi clinico-organizzativi
utili agli stessi medici come orientamento nella gestione della malattia.
Il melanoma rappresenta
anche nel nostro Paese una forma di neoplasia dall’incidenza particolarmente
rilevante, che nel corso degli ultimi 20 anni ha superato la soglia del 4%
annuo di nuovi casi, attualmente stimati in 14,3 ogni 100.000 uomini (13,6 la
“quota” tra le donne). Con una tendenza che conferma la maggior incidenza tra
gli uomini di contro a un rallentamento nell’espansione tra le donne, il
melanoma cutaneo è tra le forme tumorali che si sviluppano in grande
percentuale anche in giovane età, con oltre la metà dei casi diagnosticati
entro i 59 anni di età.
Di fatto, comunque, la
prima importante raccomandazione rivolta dalle Linee guida nazionali ai medici
nell’obiettivo di indicare loro il modo più adeguato per una corretta
prevenzione primaria e secondaria non è altro che quella già nota a molti
cittadini grazie a una buona sensibilizzazione attuata negli ultimi anni,
ovvero la necessità di sottoporsi periodicamente a una mappatura totale dei nei
presenti sull’intero corpo, in modo da confrontarli a intervalli di tempo
stabiliti e poter intervenire per tempo in caso di trasformazioni anomale che
possano preludere alla formazione di un melanoma. Tra le altre cose, le Linee
guida raccomandano poi di tenere in primaria considerazione la quantità
complessiva dei nei, il tipo di pelle (fototipo) ed eventuali episodi di
scottature in età infantile, oltre a un’analisi del quadro famigliare in rapporto
alla malattia, che ha evidenziato un 10% dei casi legati a familiarità.
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