Dai greci al medioevo

Per gli antichi Greci la ricerca dell’armonia e la cura del corpo occupavano una posizione di assoluto rilievo, in un’epoca in cui i significati di bellezza e bontà si intrecciavano in un concetto unico che faceva coincidere l’etica con l’estetica. Era diffusa l’abitudine di applicare sul viso, come base del trucco, un prodotto bianco a base di carbonato di piombo che veniva mescolato con grasso e trasformato in una crema.

Questo cerone, oltre a nascondere le imperfezioni del volto, aveva lo scopo di schiarire la pelle delle matrone greche, che amavano la carnagione chiara tanto decantata nei poemi omerici come prerogativa delle divinità dell’Olimpo. Per colorare le gote si utilizzavano delle polveri ricavate dalle radici triturate di piante di colore rosso come l’ancusa, o da alghe come il fucus.
Ai tempi degli antichi Romani, anche gli uomini erano soliti truccarsi: Nerone si sbiancava il viso con cerussa e gesso, si scuriva gli occhi con il khol e si colorava le labbra e le guance con il fucus rosso. Non mancavano neppure i trattamenti depilatori, che prevedevano l’impiego di sangue di pipistrello, verderame, cicuta e molte frattaglie estratte dagli animali più strani; in alternativa si utilizzavano metodi meccanici per estirpare
i singoli peli attraverso l’utilizzo di speciali pinzette chiamate volsella, o si ricorreva a cerette ante litteram composte di pece o resine particolari.

I Romani, oltre che alla bellezza, dedicarono grande attenzione anche al mondo del benessere, basti pensare alla cultura termale, che ha coinvolto direttamente il mondo dell’edilizia e ha influenzato le norme igieniche del tempo, modificando profondamente il significato del bagno. Nel Medioevo, i cosmetici furono messi al bando
dai santi padri della Chiesa, che vedevano nello specchio la porta dell’Inferno. Dalla ritrattistica del tempo si evincono interessanti dettagli relativi al viso, che doveva essere candido e splendente, di forma ovale e del colore della rosa e del giglio, per rivelare la purezza dell’anima. A Salerno nacque una delle più importanti scuole mediche e Trotula, famosa ostetrica salernitana, scrisse un celebre ricettario cosmetico, in cui abbondano i consigli sull’utilizzo dei prodotti destinati alla cura del corpo. Successivamente comparirono diversi trattati di bellezza, dalle cui pagine emerge una cosmesi caratterizzata da sobrietà estrema, tipicamente medievale, che rifiutava qualsiasi inclinazione al gusto del superfluo. Una cosmesi rivolta soprattutto all’aspetto igienico, più che a quello decorativo.