Il piacere di prendersi cura
del proprio aspetto concedendosi un po’ di sano trucco corre il forte rischio
di essere compromesso dall’insidiosa presenza in alcuni prodotti cosmetici
degli ftalati, particolari sostanze chimiche organiche derivate dal petrolio e
oggi particolarmente sotto accusa per le loro implicazioni sulla salute.
Rivelatesi nocive anche
per l’organismo umano, ritenute collegabili all’insorgere di eventuali problemi
legati alla sfera riproduttiva e alla tiroide oltre che del diabete di tipo 2,
queste particolari sostanze chimiche sono infatti state utilizzate
massicciamente in passato soprattutto negli smalti per le unghie, ad esempio,
per la loro grande capacità di rendere il prodotto meno “sfaldabile”, e dunque
più resistente. Tra le diverse applicazioni riconosciute c’è poi anche quella
utilizzata dai produttori di profumi per fare in modo di renderne più duratura
e persistente la fragranza.
Nonostante i ricercatori abbiano sostenuto la
necessità di ulteriori studi per comprovare ufficialmente il nesso tra l’uso di
cosmetici con ftalati e l’aumento dei fattori di rischio in particolare per il
diabete di tipo 2, già dal 2005 la regolamentazione cosmetica europea vieta
l’utilizzo in cosmetologia di tutti gli ftalati eccezion fatta per il DEP
(Dietilftalato), ritenuto non nocivo anche dall’UNIPRO (Associazione Italiana
delle industrie cosmetiche).
Dopo il bisfenolo A, messo al bando in gran parte
degli Stati Europei perché ritenuto nocivo soprattutto per l’utilizzo nella
fabbricazione di biberon per neonati, la messa al bando degli ftalati nei
cosmetici rappresenta dunque un secondo recente caso di incriminazione tra le
sostanze plastiche che, nonostante non se ne sia spesso a conoscenza, sono tra
le più diffuse, essendo gli ftalati i plastificanti più comuni al mondo.
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