Candida di nome ma non di
fatto: a dispetto del proprio appellativo, il fungo candida albicans è un vero
tormento per gran parte delle donne, che almeno una volta nel corso della loro
vita si trovano a doverla combattere. Solitamente asintomatico, in quanto in
condizioni normali convive serenamente con l’organismo all’interno della parete
intestinale, quando muta in patogeno questo fungo diventa infatti davvero
insopportabile, come nel caso della sua manifestazione in forma di candida vaginale.
Nel momento in cui questo
scomodo ospite fa notare la sua presenza, originata da un’alterazione
nell’equilibrio della stessa flora batterica intestinale (e dunque in buona
parte scongiurabile attraverso una corretta alimentazione ricca di fibre e
povera di cibi “fermentanti”), la normale “sfera intima” femminile viene
turbata da una gamma di effetti sgradevoli che vanno dal bisogno frequente di
urinare alla presenza di dolori addominali, da prurito e bruciore a secrezioni
vaginali biancastre o verdastre, talvolta maleodoranti.
Per stabilire tuttavia se
si tratti davvero di candida vaginale o di un altro tipo di infezione di tipo
batterico, è stata dimostrata l’efficacia del tampone vaginale. Questo semplice
test consente infatti al medico ginecologo di “catturare” un piccolo campione
di secrezione vaginale attraverso un delicato prelievo con un cotton fioc,
esattamente come succede per il tampone vaginale al termine della gravidanza
per scongiurare la presenza di streptococco.
Il tampone è tra i metodi
più impiegati proprio nella ricerca diagnostica della candidosi vaginale, che
oltre che da un metabolismo imperfetto degli zuccheri può essere causata anche
da un abbassamento improvviso delle difese immunitarie, magari a seguito di una
terapia a base di antibiotici. Questo importante esame diagnostico tenderà per
prima cosa a verificare il livello del pH vaginale, che in condizioni di
normalità ha un valore pari a 4, per poi procedere alla rilevazione di cellule
e lattobacilli e di eventuali presenze fungine per stabilire la natura
dell’agente patogeno alla base dell’infiammazione.
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